Amleta è nata per raccogliere dati e così evidenziare, monitorare, esaminare le differenze di trattamento tra donne e uomini nel mondo dello spettacolo. È nata cioè dal bisogno di sostituire le sensazioni con numeri, cifre, percentuali; dati inconfutabili e incontrovertibili.
Amleta si propone di intervenire per provare a colmare il divario emerso. Amleta sa che i numeri spersonalizzano e che quindi è nata per ricordare che le disparità evidenziate si traducono in minor qualità della vita e limitano la possibilità per le donne di immaginare e programmare il proprio futuro.
Amleta è nata per chiedere di liberare spazi in cui le donne possano esprimere i loro talenti, esercitare la loro creatività, le loro abilità, la loro intelligenza, e avere anche la possibilità di sbagliare, così com’è stato concesso agli uomini per millenni.
Amleta crede nella meritocrazia. Proprio per questo chiede di mettere più donne alla direzione dei teatri, alla regia sui grandi palcoscenici, a scrivere le storie per il pubblico che riempie le sale. Se vede poche donne in questi ruoli Amleta non fa l’errore di scambiare l’effetto con la causa.
Amleta è nata per chiedere di utilizzare i fondi pubblici in maniera corretta. Corretta non è inteso solo in relazione alle percentuali occupazionali ma anche di offerta culturale.
Amleta vuole vedere anche il mondo lasciato fuori dalle narrazioni fatte finora. Vuole più ricchezza sui palcoscenici, più storie, più punti di vista, più voci in grado di raccontare la complessità e la varietà del reale.
Amleta ricorda che la maggior parte delle persone sedute nelle nostre platee, la maggior parte del pubblico pagante sono donne, che hanno il diritto di vedersi rappresentate, e di vederlo fatto attraverso storie che le raccontino in maniera equilibrata e non stereotipata. Ricordiamo che “l’immagine femminile con cui l’uomo ha interpretato la donna è stata una sua invenzione”.
Amleta è nata perché ritiene imbarazzante dover nel 2020 ancora parlare della necessità di colmare il gender pay gap.
Amleta è nata per ricordare che queste richieste non sono concessioni ma la corretta applicazione dei principi della nostra Costituzione.
Amleta sa che la realtà trasforma il linguaggio così come il linguaggio trasforma la realtà. È nata tutte le volte che le donne sono state negate con le parole e chiamate direttore, drammaturgo, tecnico. È nata tutte le volte che le parole di chi ha provato a denunciare il divario di genere sono state ignorate, ridicolizzate, depotenziate, etichettate come lamentele o retorica.
Amleta ritiene che anche le donne del mondo dello spettacolo abbiano il diritto di vivere la loro maternità serenamente, non solo potendo usufruire di sostegni al reddito adeguati ma anche risparmiandosi tutti quegli ostacoli e comportamenti che danno l’impressione alla donna di dover espiare una colpa nel momento in cui decide di diventare madre.
Amleta è nata tutte le volte che sopra un molestatore o un abusante è stata messa la vernice glitterata dell’artista genio, del regista genio, dell’attore genio. Amleta è nata tutte le volte che gli uomini, artisti registi attori, non hanno preso posizione rispetto agli abusi dei molestatori, avallando così la menzogna di una correlazione tra violenza e creatività. È nata tutte le volte che si è scelto di produrre, premiare, scritturare un aggressore. È nata tutte le volte che alle vittime che hanno denunciato o segnalato non è stato dato ascolto o è stato fatto credere che l’abuso fosse un fisiologico passaggio legato alla loro professione.
Amleta si domanda come mai in Italia sia naturale empatizzare più con l’aggressore che con la vittima e intende fare l’esatto contrario; sostiene le vittime; dichiara tolleranza zero su molestie e abusi sessuali, condanna fermamente la vittimizzazione secondaria. Non ritiene la violenza una questione privata che ogni donna debba risolversi da sola, ma invita ad un’assunzione di responsabilità collettiva. Pensiamo che nessuna donna debba essere più costretta a scegliere tra la propria dignità e il lavoro che desidera fare.
Amleta quindi è nata da tanto tempo e in tanti luoghi. È semplicemente che oggi, noi, abbiamo deciso di darle un nome.
Amleta was born to collect data and thus highlight, monitor, examine the differences in treatment between women and men in the entertainment world. Amleta stems from the need to replace sensations with numbers, figures, percentages: irrefutable and incontrovertible data.
Amleta’s aim is to intervene to try to fill the gap that has emerged. Amleta knows that numbers tend to make things impersonal and therefore it aspires to remind us that the highlighted inequalities result in a lower quality of life and limit the possibility for women to imagine and plan their own future.
Amleta was born to ask to open up spaces where women can express their talents, exercise their creativity, their skills, their intelligence, and also have the possibility of making mistakes, as it has been granted to men for millennia.
Amleta believes in “meritocracy”. For this very reason, Amleta is asking for more women to be in charge of theatres, to direct plays on the big stages, to write stories for the audience that fills the stalls. If Amleta sees few women holding these positions she does not make the mistake of confusing the cause with the effect.
Amleta was born to ask to use public funds correctly, not only in relation to the employment percentages but also to the cultural offer.
Amleta wants to see the side of the world left out of the narratives made so far. She wants more richness on stage, more stories, more points of view, more voices able to tell the complexity and variety of reality.
Amleta reminds that most of the people composing the audience, most of the paying public are women, and they have the right to see themselves represented through stories that talk about them in a balanced
and non-stereotyped way. We remind that “the female image through which men read women was an invention of men”.
Amleta was born because she considers it embarrassing to still have to talk about the need to fill the gender pay gap in 2020.
Amleta was born to remember that these requests are not concessions but the correct application of the principles of Italian Constitution.
Amleta knows that reality transforms the language just as the language transforms reality. She was born every time women were negated with words and declined as male, called “direttore”, “drammaturgo”, “tecnico”. She was born every time the words of those who tried to denounce the gender gap were ignored,
ridiculed, weakened, labeled as complaints or rhetoric.
Amleta believes that even women in the entertainment world have the right to live their motherhood peacefully, not only being able to take advantage of adequate income support but also avoiding all those obstacles and behaviors that give women the impression of having to atone for a fault when they decide to become mothers.
Amleta was born every time the glitter paint of the genius artist, the genius director, the genius actor was put on a harasser or an abuser. Amleta was born every time men, artists directors actors, did not take a stand regarding the abuses of harassers, thus endorsing the lie of a correlation between violence and creativity. She was born every time an aggressor’s work was produced, an aggressor was rewarded or hired. She was born every time the victims who reported or denounced were not listened to or were led to believe that the abuse was a physiological step linked to their profession.
Amleta wonders why in Italy it is more natural to empathize more with the aggressor than with the victim and intends to do the exact opposite: she supports the victims, she declares zero tolerance for sexual harassment and abuse, she strongly condemns secondary victimization. She does not consider violence a private matter that every woman should deal with alone, but she invites us to assume collective responsibility.
We think that no woman should be forced to choose between her dignity and the job she wants to do.
Amleta was therefore born a long time ago and in many places. It’s just that today we decided to give her a name.
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